A Nizza Monferrato, in strada Bricco 49, c’e una cascina con il fienile, e la facciata tipica con finestre e balconi. All’angolo del cortile un capannone a campate in cemento armato, costruito anni fa come ricovero attrezzi. Non sarà un ecomostro, ma è comunque un pugno nell’occhio, tanto fastidioso da indurre i proprietari ad affidare agli architetto astigiani Andrea Cappellino e Giuliano Gianuzzi un progetto di demolizione e di “restauro del paesaggio”.

Se ne parlerà sabato mattina in cascina con l’intervento di Marco De Vecchi, botanico e propulsore del Centro studi sul paesaggio culturale del Monferrato e della paesaggista Veronica Evelina Ragogna.

La svolta è epocale. A Nizza Monferrato, tra le capitali della barbera, al centro di una delle core zone riconoscute dall’Unesco, c’è chi pensa che il paesaggio si restauri anche con le ruspe, cioè demolendo il brutto che si è costruito negli anni.
Nei mesi scorsi, una scelta analoga, annunciata da un industriale politically correct nella campagna umbra ha fatto molto rumore. E’ probabile che la riservatezza piemontese non aiuti a bucare i video e a dare grande eco alla cosa. Ma la notizia c’è, eccome.

A dire il vero, però, i proprietari piemontesi non lo sono.

Evi e Karl, dopo una vita di lavoro ai vertici di una compagnia aerea straniera sono atterrati a Nizza, innamorati delle colline e dei filari. Come tutti gli innamorati sono gelosi dell’oggetto del loro amore, il paesaggio e stanno per darci una bella lezione di stile nel loro agriturismo.

Demolire si può, spesso si dovrebbe. Ci vogliono, coraggio, orgoglio e amore per la terra e per dimostralo non serve l’atto di nascita.

di Sergio Miravalle

La Stampa.it  del 14/01/2015